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Archive for the ‘Notizie e politica’ Category

Regno Unito, lavagna elettronica in 7 classi su 10

Il Regno Unito vanta un record invidiabile: sette classi su dieci hanno la lavagna digitale. Molto meglio che negli Stati Uniti e in Canada dove sono, rispettivamente 4 e 3 su dieci. Il dato ha una spiegazione semplice: Londra da almeno 8 anni ha avviato la digitalizzazione nelle scuole (nel 2003 furono già stanziati 50 milioni di sterline a favore delle amministrazioni locali per l’acquisto delle nuove tecnologie educative) e ha deciso di non fermarsi. Pur con le difficoltà dovute ai conti dello Stato pesantemente in rosso, il governo Cameron cerca di non rimangiarsi la scommessa sul rinnovamento della scuola.

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( dato che Repubblica ha ripubblicato ben 14 vignette di Makkox in una propria fotogallery apposita, con la solita tangenziale e modesta citazione della fonte, la considero ormai come un’accettazione del fatto che si possono usare cose altrui e che la “riproduzione riservata” non esiste  e mi permetto di condividere un articolo amaro di Michele Serra…)

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Per documentare gli sprechi Legambiente ha realizzato le termografie di case e uffici.

Il palazzo della Regione Toscana: dalla termografia la mappa degli sprechi

"Occhio non vede, cuore non duole". Il vecchio adagio parla dei sentimenti, ma Legambiente ha deciso di applicarlo al risparmio energetico per evitare che si possa continuare a fare finta di niente, voltandosi dall’altra parte. E’ più facile fare a meno di intervenire e innovare finché non ci si rende davvero conto di quanto sono inefficienti i nostri palazzi, soprattutto se messi a confronto con quelli realizzati attraverso tecniche edilizie d’avanguardia. Ma, per usare un altro vecchio modo di dire, occorre "vedere per credere" e proprio questo è ciò che l’associazione ambientalista si è sforzata di fare.
"Come si può descrivere in maniera semplice e comprensibile gli sprechi energetici di un edificio, le ragioni per cui si spende tanto di bolletta del riscaldamento?". Partendo da questa domanda, Legambiente ha "termofotografato", in collaborazione con Edison e grazie all’elaborazione dello studio dell’ingegner Vittorio Bardazzi di Prato, nuovi immobili per abitazioni e edifici pubblici per uffici in quattro città: Roma, Firenze, Milano, Bolzano.
"Il risultato – spiega Edoardo Zanchini, responsabile energia dell’associazione – è molto interessante e mostra come vi possano essere difetti macroscopici oppure soluzioni perfette che determinano differenti livelli di comfort e di spesa per chi ci vive e li utilizza. La differenza non è piccola, la termografia permette di visualizzare il funzionamento delle pareti e quindi di capire se un edificio è ben costruito, se avrà bisogno di un minor utilizzo di energia per il riscaldamento d’inverno e di energia per il condizionamento dell’aria d’estate. In un edificio ben isolato si può arrivare a spendere fino a un quarto in termini di bolletta energetica, con un risparmio che per una famiglia vuol dire centinaia di euro, per edifici di uffici migliaia di euro ogni anno".

In questo caso più che fare classifiche tra nord e sud, tra pubblico e privato o tra buoni e cattivi, Legambiente intendeva confermare le potenzialità della certificazione energetica degli edifici. Il governo Prodi l’aveva resa obbligatoria come documentazione da allegare alle compravendite di immobili a partire dal primo luglio 2008, ma il nuovo esecutivo Berlusconi ha cancellato il provvedimento. E al momento, anche se la direttiva europea 2002/91 la impone a tutti gli Stati membri, in Italia mancano ancora le linee guida.
"Quello che emerge con forza da questo studio – spiega ancora Zanchini – è che la certificazione energetica funziona. A Bolzano, dove a differenza che nel resto del Paese è in vigore, i risultati si vedono e gli stabili, quelli residenziali come quelli destinati ad uffici pubblici, permettono risparmi sulle spese di raffreddamento e riscaldamento (30 kWh/mq anno contro 120 kWh/mq anno) fino a un quarto di quanto occorre nelle altre città". 
"L’aspetto paradossale – aggiunge Zanchini – è che tutti gli stabili presi in considerazione sono nuovi e di pregio. Stiamo parlando di case da 4-5 mila euro a metro quadrato e adottare i migliori accorgimenti ai fini dell’efficienza energetica avrebbe fatto aumentare il prezzo in misura modesta. Il problema è che fino ad oggi la domanda del mercato immobiliare è stata tale da non spingere i costruttori a innovare, facendoli vivere di rendita con tecniche e materiali obsoleti dal punto di vista dell’efficienza".
Ora invece il settore è in profonda crisi e la parabola dell’edilizia rischia di essere la stessa dell’industria automobilistica, impegnata a recuperare in fretta il tempo perduto sul versante ambientale per non finire travolta dalla crisi e dai nuovi imperativi ecologici ed energetici.

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È un piccolo asteroide di 10 metri.

Ruota intorno al Sole su un’orbita parallela vicinissima a quella del nostro pianeta

Il diagramma orbitale di 2009 BD ( da http://astroprofspage.com)

La Terra ha un nuovo, piccolo compagno di viaggio. E’ l’asteroide 2009 BD, del diametro di una decina di metri, scoperto nelle scorse settimane. Oggi è in transito nelle vicinanze del nostro pianeta, sfiorandolo da una distanza di 624 mila chilometri, quasi il doppio della distanza Terra-Luna. Quindi non presenta alcun pericolo e infatti la sua presenza è curiosa per un altro aspetto.

ORBITA VICINISSIMA – Il 2009 BD è un raro caso di oggetto celeste che ruota intorno al Sole su un’orbita parallela vicinissima a quella della Terra. E analizzandone la traiettoria si è visto che nel suo girotondo intorno all’astro il minuscolo asteroide rimarrà per diversi mesi nel nostro circondario. Data la rarità del caso, diversi osservatori nei vari continenti sono ora entrati in azione per indagare le caratteristiche e il comportamento del nuovo corpo cosmico di cui non si sospettava l’esistenza. Ancora una volta la scoperta dimostra come nella nostra zona celeste vi siano asteroidi che transitano a poca distanza e la cui orbita potrebbe coincidere pericolosamente con il nostro globo azzurro. Indagare e censire queste presenze è quindi di grande importanza.

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La Turritopsis nutricula è capace di invertire il proprio ciclo biologico

E’ in grado di ritornare allo stadio giovanile da cui era stata generata, quello di un polipo

MILANO – Fino alla fine dei tempi: è l’unico essere vivente che può definirsi «immortale», nel vero senso della parola. La medusa Turritopsis nutricula è capace di invertire il proprio ciclo biologico e di sfuggire così alla tappa finale del processo di invecchiamento, ovvero alla morte. Ora, la creatura dei mari si sta moltiplicando ad un ritmo inarrestabile. «E’ in atto un’invasione silenziosa nei nostri oceani», avvertono i ricercatori.

RITORNA GIOVANE – La scoperta di questo organismo, che potenzialmente può vivere in eterno, risale a qualche anno fa e fu fatta da un team di biologi dell’Università di Lecce. La piccola idromedusa dal nome scientifico Turritopsis nutricula misura un diametro di appena quattro-cinque millimetri. Una volta raggiunta la maturità sessuale e dopo essersi riprodotta, non muore, a differenza di tutti gli altri organismi similari, sostengono gli studiosi. Questa speciale medusa, invece, scende sul fondo e si ritrasforma nello stadio giovanile da cui era stata generata. Insomma, da polipo ridiventa nuovamente medusa, e viceversa. Un processo che in sostanza può definirsi «infinito». Per gli scienziati questo ringiovanimento è reso possibile, a livello cellulare, a causa di un fenomeno conosciuto come «transdifferenziamento». L’ovvia e inevitabile conseguenza è una proliferazione di questa creatura dei mari, affermano i biologi marini sull’inglese Telegraph. «Stiamo rilevando un’invasione silenziosa in tutto il mondo», ha detto Maria Maglietta, dell’istituto di ricerca tropicale Smithsonian a Washington. Questi predatori del mare, originariamente presenti nelle acque calde dei Carabi, si stanno diffondendo velocemente in tutti gli oceani, aiutati anche da «passaggi» inconsapevolmente offerti dalle navi.

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CINA -Strane cose in Cina: un pezzo della cattedrale di San Domenico a Fuzhou, nella provincia di Fujian, è stata fatta ruotare di 90° e spostata per fare posto a una nuova strada. Si tratta di una chiesa cattolica costruita nel 1864 da un prete italiano e poi modificata nel 1932: l’area dove alloggiano i preti è stata trainata con un sistema formato da 400 ruote per 75 metri e poi ruotata e sistemata in un punto che non crea problemi. Nelle foto la sequenza (Reuters)

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Premiato il 38enne Zampini: il cibo è migliore se fa rumore

«La patatina tira», recitava una pubblicità italiana di una celebre marca di snack.

Probabilmente gli ideatori delle campagne non sapevano che al tentativo di spiegare perché piacciono le patatine c’era chi aveva dedicato lunghe notti insonni in laboratorio. C’è infatti anche un italiano fra i vincitori di quest’anno dell’Ig Nobel, il riconoscimento che gli scienziati danno agli studi più strani o divertenti. Si tratta di Massimiliano Zampini, 38 anni, ora in forze al Centro Interdipartimentale Mente-Cervello di Trento. Il premio è andato alla ricerca condotta quando si trovava a Oxford con Charles Spence sulla percezione delle patatine.

PREMIO – La cerimonia si è tenuta al teatro dell’università di Harvard, i cui studenti sono fra gli organizzatori insieme alla rivista «Annals of improbable research». In tutto sono dieci i premi che sono stati consegnati dal premio Nobel «vero» per la chimica William Lipscomb.

Nella sua ricerca, pubblicata sul Journal of Sensory Studies, Zampini ha dimostrato che al variare del suono prodotto dalle patatine cambia anche la percezione che il soggetto ha di alcune loro caratteristiche, come la freschezza e la croccantezza. Una ricerca che mira a scoprire il ruolo dei diversi sensi nella percezione, ma che si è meritata il premio per il suo risvolto divertente.

GLI ALTRI RICONOSCIMENTI – Ma oltre a Zampini sono stati premiate anche altre ricerche strampalate. L’Ig Nobel per la medicina è andato a Deborah Anderson, della Boston School of Medicine, che ha messo alla prova la leggenda urbana che vuole la Coca Cola – oltre che efficiente stura lavandini – è anche anticoncezionale di sicura efficacia: e in effetti, le prove di laboratorio hanno dimostrato che la ’Coke’ è una spietata spermicida, specie – per motivi rimasti inspiegati – la "Diet Coke". La Coca Cola non ha rilasciato commenti.
Dan Ariely, economista della Duke Univesrity, si è assicurato il premio per aver dimostrato che i placebo più cari sono più efficaci di quelli a buon mercato, in ossequio al principio che se costa di più ci sarà pure un buon motivo: la case farmaceutiche che vendono prodotti generici ne avranno ora uno ottimo per ridisegnare le confezioni e ritoccare i prezzi.
Lo studioso Geoffrey Miler ha invece messo alla prova gli studi che indicavano come le donne fossero più attraenti per gli uomini quando al massimo della fertilità: e in effetti, i guadagni di 18 spogliarelliste dimostravano che la media passava da circa 250 dollari ogni 5 ore di turno a 400 dollari nei periodi giusti. Infine l’Ig Nobel per l’archeologia (disciplina che non viene considerata da Stoccolma) è finito al brasiliano Astolfo Gomes de Mello dell’Università di San Paolo, il quale ha dimostrato come gli armadilli – che scavano tunnel sotterranei come le talpe – sono in grado di "disturbare" i reperti interrati di diversi metri causando confusione nella successiva datazione.

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La più importante scoperta archeologica del XX secolo presto online

Il più antico manoscritto conosciuto dell’Antico Testamento, 900 documenti risalenti al terzo secolo avanti Cristo. Scienziati e tecnici impiegheranno almeno due anni per immortalare i caratteri, talvolta invisibili a occhio nudo, e altri tre per trasferirli in Rete: nel 2013 i preziosi reperti, scoperti mezzo secolo fa da un beduido in un grotta nel deserto di Giuda, saranno online, disponibili per gli studiosi e i curiosi di tutto il mondo come l’Enciclopedia Britannica, utopia del sapere globale senza frontiere geografiche né temporali. 

I Rotoli del Mar Morto databili tra il 250 a.C. e il 70 d.C., a 54 anni di distanza dalla loro scoperta casuale in undici grotte vicino a Qumran, saranno pubblicati in modo integrale a partire dal 2002. L’ annuncio è stato durante alla New York Public Library da Emmanuel Tov, professore all’ Università di Gerusalemme e direttore del progetto. Un gesto, ha detto Tov, con cui si intende mettere fine alle infinite serie di illazioni e polemiche registrate intorno ai 900 manoscritti redatti dagli Esseni, una setta ebraica ascetica che alcuni pensano possa essere alle radici del cristianesimo (dato che sembra abbia procurato molte reticenze nei biblisti cattolici). La pubblicazione con la Oxford University Press, per cui sono già pronti 28 volumi, sarà curata da Tov con l’ aiuto di 100 studiosi internazionali e la supervisione dell’ Autorità israeliana alle antichità, e avrà per titolo Discoveries in the Judean Desert.

All’inizio nessuno pensava a internet. "Il progetto è nato per soddisfare un’esigenza di conservazione" racconta Pnina Shor, responsabile dell’Israel Antiquities Authority ,

la sovrintendenza archeologica israeliana. Un intervento di mera salvaguardia, monitorare il processo di decomposizione. L’80 per cento dei Rotoli è composto da pergamena, il resto da papiro, materiali organici, sensibili a batteri e umidità, facilmente deteriorabili. La dottoressa Shor li paragona a pelle umana: "Ogni volta che i manoscritti vengono esposti alla luce perdono qualcosa, si alterano". Colpa del tempo, dell’inchiostro, dell’intervento dei primi studiosi incauti nell’utilizzare lo scotch per fissare gli angoli dei documenti sulla lavagna luminosa.

Poi, davanti alle migliaia di fotogrammi ingranditi ad altissima risoluzione con macchinari che non sprigionano calore, il professor Bearman e i suoi collaboratori del Kings College di Londra hanno pensato che il cerchio potesse chiudersi, l’archetipo del linguaggio umano e l’esperanto postmoderno del web: "Scannerizzeremo tutte le immagini e le metteremo online". La più antica versione biblica al completo, ad eccezione del libro di Esther. Il pensiero di Isaia, i testi apocrifi, salmi, inni, la descrizione dettagliata dei riti ebraici all’epoca di Gesù, tutto quel che oggi è visibile unicamente dentro lo Shrine of the Book, il padiglione dell’Israel Museum di Gerusalemme che custodisce i Rotoli.

 

 

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Nessuna preoccupazione, ma gli scienziati studiano il passaggio per evitare in futuro possibili collisioni

In dimensioni cosmiche la distanza è enormemente piccola: lunedì, 14 luglio, il doppio asteroide denominato "2008 BT18" "sfiorerà", per così dire, il nostro pianeta. Tuttavia, non c’è d’aver paura: neanche lontanamente è previsto un impatto. Con l’aiuto del piccolo corpo celeste gli scienziati vogliono però scoprire come evitare in futuro possibili collisioni. Il doppio asteroide è arrivato puntuale all’appuntamento con la Terra: lunedì sera in Italia passerà a circa 2,24 milioni di chilometri dal nostro pianeta (ovvero a 0,015 unità astronomiche che corrispondono a circa un sesto della distanza che separa il nostro pianeta dalla Luna) e a una velocità di 45mila chilometri all’ora.

DIAMETRO DI 600 METRI – La grandezza del corpo celeste più grande è stimata avere un diametro di 600 metri, quello più piccolo, invece, misura almeno 200 metri. Il viaggiatore cosmico "2008 BT18" è stato scoperto a fine gennaio di quest’anno al MIT Lincoln Laboratory, un ente di ricerca nello stato del Massachusetts, finanziato dal Pentagono. La conferma dell’esistenza del corpo celeste è arrivata poco più tardi anche dai telescopi sparsi per tutto il globo, ma solo da qualche giorno è chiaro che si tratta di un doppio asteroide, come osservato dai ricercatori dell’osservatorio di Arecibo a Puerto Rico. Il punto più vicino alla Terra verrà raggiunto verso le 17 di lunedì 14 luglio. Per i ricercatori il passaggio non desta alcuna preoccupazione ma soltanto un grande interesse scientifico. Il prossimo fenomeno simile si verificherà nell’aprile del 2018, in quella data, però, passerà ad una distanza di 0.14114 unità astronomiche, cioè dieci volte più lontano di questa volta.

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Uno studio sulle vocalizzazione dei cetacei condotto dall’università di Torino
che prosegue questa estate grazie all’operazione Veliero organizzata dal Cts

Alle differenze di abitudini e di ambiente corrispondono stili vocali diversi
Grazie agli idrofoni si possono catturare più informazioni rispetto agli avvistamenti

Se si prova a osservarlo da sotto, il mare rivela molte sorprese. E non solo i paradisi cromatici che si spalancano davanti agli occhi dei sub nelle barriere coralline. Anche sotto il profilo acustico le profondità marine nascondono segreti. Ad esempio, quelli che riguardano la lingua dei delfini: questi cetacei non solo parlano, ma hanno espressioni particolari che caratterizzano i singoli gruppi: veri e propri "dialetti" che delineano invisibili confini geografici.
Lo studio sulla complessità delle vocalizzazioni dei diversi gruppi di delfini è stato condotto dall’università di Torino e continuerà questa estate con la campagna di monitoraggio organizzata dal Cts: il Veliero dei delfini che partirà da Genova il 25 giugno per percorrere 1.500 miglia.

 

ASCOLTA LE VOCI DEI DELFINI, cliccando il player sotto

Finora l’esistenza di "dialetti" all’interno del mondo dei cetacei era stata dimostrata solo da uno studio sulle orche della costa pacifica del Nord America. Questi grossi delfini dotati di denti si dividono in due categorie. Le orche residenti cacciano in gruppi organizzati in clan che occupano aree ben precise e si spostano all’interno del loro territorio nutrendosi di salmoni e altri pesci. Le vagabonde (chiamate transienti) hanno invece comportamenti imprevedibili e non occupano territori prestabiliti, cacciano in maniera più decisa (sono state loro a guadagnarsi l’appellativo "orche assassine") attaccando anche altri mammiferi marini come le otarie e le foche.

A queste differenze di abitudini corrispondono stili vocali diversi, influenzati anche dal tipo di ambiente. Le vagabonde ad esempio sono particolarmente silenziose quando attraversano il territorio delle residenti, per evitare conflitti. Gli esperti hanno isolato decine di suoni diversi, alcuni dei quali caratteristici dei singoli branchi e anche dei singoli individui.
"La novità è che ora differenze altrettanto marcate sono state individuate all’interno dei gruppi di delfini che popolano il Mediterraneo", osserva Paola Richard, la biologa del Cts impegnata nell’operazione Veliero. "Ogni popolazione ha un suo modo di comunicare e questa scoperta è molto utile perché permette di capire da dove vengono gli animali osservati isolatamente: dalla semplice informazione acustica si ricavano dati fondamentali per le politiche di conservazione".
Piazzando in mare orecchi elettronici (gli idrofoni) è possibile catturare più informazioni di quelle che si ricavano dagli avvistamenti. Attraverso l’esame della durata, della frequenza e dell’andamento dei suoni emessi si ottiene un quadro considerato molto interessante dai biologi. E, tra l’altro, si è scoperto che il rumore di fondo in mare tende ad aumentare velocemente. È cresciuto di 8-10 volte in un secolo.

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